Sono salpati dalle coste della Turchia, della Libia o dell’Egitto e non sono mai arrivati. Migliaia di persone sono morte in mare nel tentativo di raggiungere l’Europa e soltanto di una piccola parte di loro vengono ritrovati i resti, che hanno viaggiato sulle stesse navi di soccorso che portano i loro compagni di viaggio nei porti europei. Sbarcati a terra, vengono avviate le procedure per la sepoltura. Pochissimi corpi vengono identificati sul momento: la maggior parte di loro ottiene un tumulo di terra e una lapide o un cartellino con un numero assegnato dalle autorità locali. Già due anni fa la Bbc aveva stimato che dal 2014 fino alla metà del 2016, circa 1.250 migranti senza nome avevano ricevuto una sepoltura in più di 70 cimiteri fra Turchia, Tunisia, Grecia e Italia. Per quanto riguarda il nostro Paese dato che diversi sono i porti italiani in cui attraccano le navi dei migranti, non esiste un unico cimitero in cui vengono sepolti i corpi delle persone morte durante il tragitto. Mentre uno dei casi più emblematici di cimiteri dedicati ai migranti non identificati è rappresentato dal cimitero di Zarzis, in Tunisia. Dove è stato creato anche un museo della memoria del mare.