Sarà la Procura della Repubblica di Teramo ad accertare se ci sono state violazioni della legge dopo l’accusa mossa dalla parente di un defunto, morto 30 anni fa, nei confronti di un dipendente dei servizi cimiteriali di Pineto. L’uomo avrebbe usato acido, che avrebbe gettato sulla salma, per accelerarne la decomposizione in vista di una esumazione, cioè l’operazione cimiteriale che consente di recuperare i resti di un defunto per spostarli in una fossa comune oppure in una celletta ossario. Nella denuncia della donna viene ipotizzato il reato di vilipendio di cadavere e si chiedono la riesumazione e la nomina di un medico legale per verificare quale sostanza corrosiva sia stata usata alla fine dell’anno scorso quando la donna, dopo aver appreso che al cimitero si stava procedendo alle esumazioni, ha scelto di far custodire i resti del parente in una celletta ossario chiedendo di essere presente alle operazioni di esumazione. Quando la donna ha saputo che l’operazione c’era già stata ed aveva chiesto spiegazioni al telefono, ha appreso che la salma è stata nuovamente sepolta. Avendo registrato la telefonata la donna asserisce di avere la prova che la nuova sepoltura era avvenuta per la mancata consumazione e che per accelerare il processo di decomposizione è stato usato un liquido corrosivo. Ora sarà la Procura a verificare le procedure usate e se c’è stato vilipendio di cadavere.