Solo venerdì scorso i media dedicavano grandi spazi alla notizia del ritrovamento del cadavere di un immigrato cingalese all’interno dello Stadio Flaminio di Roma, abbandonato al degrado e ridotto a squallido dormitorio di immigrati, emarginati, disperati. Oggi, la cronaca cittadina rimanda ad un ingente giro di spaccio di sostanze stupefacenti orbitante tra il Cimitero Flaminio e la stazione Montebello, smantellato dopo approfondite indagini da un’azione congiunta, svolta dai Carabinieri della Stazione di Roma Prima Porta e dagli agenti del Commissariato della Polizia di Stato Flaminio Nuovo: e quelle strade, quegli edifici, quel quartiere che notoriamente ha alle spalle fasti urbanistici e blasone architettonico, si conferma ogni giorno e ad ogni nuovo episodio criminale, sempre di più, luogo drammaticamente eretto dalla cronaca cittadina quotidiana a simbolo di un rassegnato abbandono e di un inarrestabile declino che ha endemicamente attaccato fin nei suoi gangli connettivale il tessuto sociale della capitale tutta, ridotta un Bronx metropolitano a cielo aperto, ormai quasi indistinto. E con il Campidoglio a guida grillina che resta, inesorabilmente, a guardare.