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Torino. L’ultimo prezzo.

A pagare e morire c’è sempre tempo, recita il vecchio adagio. Quanto mai veritiero, visto che neppure da trapassati si è al sicuro: 90 euro, o 70, come ticket per il favore di non essere lasciati andare nella tomba in mutande, o ignudi (a meno che ci pensi il parente a vestire la salma, anche se alle volte non è possibile far da soli: basti pensare alla rigidità di un corpo rimasto in cella frigorifera). Non è una barzelletta, ma la vera conseguenza di una disposizione della Regione Piemonte che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto metterci al riparo dalle richieste inopportune del cosiddetto “racket del caro estinto”. E invece è divenuta il solito pasticcio all’italiana: non tutte le Asl applicano questa “tassa” (qualcuno ha detto “magari non sanno di poterlo fare, adesso ci penseranno”), al Mauriziano il “sovrapprezzo” si paga da sempre, ma il servizio rimane ancora in carico alle imprese di pompe funebri che invece altrove non possono assolutamente entrare. D’altronde da una Asl all’altra cambiano persino i sistemi informatici usati (ma un’unica gara d’appalto, no? Oppure specifiche uniche per le diverse aziende?), quindi non deve stupire che un regolamento regionale abbia interpretazioni differenti. E, a questo proposito, meglio precisare una cosa: i 90 euro non sono considerati tecnicamente come ticket, bensì come tariffa. Dunque, niente esenzione. Eh già, la morte non fa sconti a nessuno. E neppure la burocrazia.

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