“Cinque Inviti – Come la morte può insegnarci a vivere pienamente”, il libro di Frank Ostaseski che dà senso anche al “senso della vita”.
É’ davvero un libro per tutti: grazie alla lunga esperienza di chi lo ha scritto può essere approcciato dai neofiti della meditazione ma offrire continui spunti anche a chi da più tempo si interroga sull’impermanenza e l’interdipendenza di tutte le cose in chiave buddhista.
Con l’estate che volge al termine e le giornate che ogni giorno ci sottraggono un po’ di luce, mi piace parlare di un libro che della fine per antonomasia ci racconta. E non certo per incupire gli animi, ma anzi per mostrarci come osservare la fine delle cose, il loro estinguersi, possa essere uno dei modi per cogliere i nuovi inizi. Sto parlando di “Cinque Inviti – Come la morte può insegnarci a vivere pienamente”di Frank Ostaseski (Mondadori), che tra l’altro è stato presentato a inizio giugno all’Hospice di Mori. Parlare di morte non è mai facile, men che meno pensarla, ma questo libro, che nasce dalla lunghissima esperienza di Ostaseski come accompagnatore spirituale buddhista nel fine vita, è in realtà un vero inno alla vita e alla sua quotidiana sacralità. D’altra parte se è vero che ogni cosa ci aiuta ad illuminare il suo opposto, questo viaggio a fianco di Ostaseski nell’accompagnamento dei malati terminali è un’occasione preziosa per riflettere sul senso della vita. E uso volutamente questa espressione fatta, forse svuotata di senso per il troppo uso, perché credo che questo libro sia uno dei rari che le restituiscono pregnanza e, ironicamente, senso.
Con l’estate che volge al termine e le giornate che ogni giorno ci sottraggono un po’ di luce, mi piace parlare di un libro che della fine per antonomasia ci racconta. E non certo per incupire gli animi, ma anzi per mostrarci come osservare la fine delle cose, il loro estinguersi, possa essere uno dei modi per cogliere i nuovi inizi. Sto parlando di “Cinque Inviti – Come la morte può insegnarci a vivere pienamente”di Frank Ostaseski (Mondadori), che tra l’altro è stato presentato a inizio giugno all’Hospice di Mori. Parlare di morte non è mai facile, men che meno pensarla, ma questo libro, che nasce dalla lunghissima esperienza di Ostaseski come accompagnatore spirituale buddhista nel fine vita, è in realtà un vero inno alla vita e alla sua quotidiana sacralità. D’altra parte se è vero che ogni cosa ci aiuta ad illuminare il suo opposto, questo viaggio a fianco di Ostaseski nell’accompagnamento dei malati terminali è un’occasione preziosa per riflettere sul senso della vita. E uso volutamente questa espressione fatta, forse svuotata di senso per il troppo uso, perché credo che questo libro sia uno dei rari che le restituiscono pregnanza e, ironicamente, senso.