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La vita e la morte: il senso di Mirella Poggialini per la malattia.

Scrivere per esorcizzare. Per mettere in fila i pensieri. Per dare una cadenza, un respiro, un senso al dolore e alla paura. Succede spesso ai giornalisti. Non per voglia di dare spettacolo di sé, ma perché scrivere è il modo migliore per sottolineare ciò che ci accade, filtrando emozioni e sussulti attraverso la parola scritta. “Il tempo che rimane” (Edizioni Interlinea, presentato sabato al Salone del Libro di Torino) non è né il primo, né l’ultimo libro del genere. Ma per i colleghi di Avvenire è un libro speciale. Necessario. Che ferma su carta rilegata un grande regalo di Mirella Poggialini, per anni critica televisiva del quotidiano, scomparsa il 9 novembre 2014. Un volto e una voce cari anche ai telespettatori di Tv2000 e a agli ascoltatori di Radio InBlu.

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