Nuova svolta, forse decisiva, nella lunga vicenda umana e giudiziaria di Vincent Lambert, l’infermiere di 42 anni in stato quasi vegetativo e tetraplegico dal 29 settembre 2008, quando rimase vittima di un incidente stradale mentre andava al lavoro. Il suo medico curante Vincent Sanchez ha scritto ai suoi famigliari una lettera con questa frase: «Vi informo che la sospensione dei trattamenti e la sedazione profonda e continua evocata dalla procedura collegiale avranno inizio nel corso della settimana del 20 maggio».
Tra pochi giorni quindi Lambert potrebbe non essere più idratato e alimentato artificialmente come avviene da oltre 10 anni.
La storia di Vincent Lambert appassiona la Francia anche perché la famiglia si è spaccata secondo le linee fondamentali del dibattito che riguarda la fine della vita. Da una parte la moglie Rachel Lambert, il nipote e due dei suoi otto fratelli e sorelle sostengono la necessità di sospendere le cure e interrompere quel che loro definiscono accanimento terapeutico, rispettando una volontà che l’uomo aveva espresso alla moglie prima dell’incidente: «Non vorrei vivere in quello stato».
Dall’altra i genitori, cattolici praticanti, e due fratelli, considerano l’arresto dell’assistenza medica un sacrilegio e sottolineano come Vincent non sia in stato completamente vegetativo ma di «coscienza minima».
Questa circostanza però, secondo i medici, fa pensare che l’uomo potrebbe provare sofferenza, da anni, pur essendo totalmente incapace di esprimerla e di reagire agli stimoli. Nei momenti più aspri del contrasto fra i membri della famiglia, Vincent Lambert è stato protetto da guardie notte e giorno, e solo 10 famigliari hanno avuto il permesso di fargli visita a turno, sotto il controllo di un infermiere, nell’ospedale di Reims.