Per i social media l’accusa è pesantissima: prendere di mira gli adolescenti più a rischio e inviare loro immagini che possono spingerli a farsi del male. Sono trenta le famiglie britanniche che hanno deciso di venire allo scoperto dopo la morte di Molly Russell, l’adolescente che si è suicidata nel 2017 e che ha continuato a ricevere foto di braccia tagliate e materiale sull’autolesionismo fino a un mese dopo la sua morte.