fbpx

È morto l’ultimo cantastorie cinese.

Chi ha preso almeno una volta nella vita il taxi di Pechino, si sarà quasi sicuramente chiesto cosa dicesse la voce (quasi sempre) maschile trasmessa alla radio a ovattare l’atmosfera, creando una sorta di assurdo attrito con il traffico fuori dall’abitacolo. Non è improbabile che il tassista fosse intento ad ascoltare la storia della caduta della dinastia Sui. Si chiama “Pingshu” ed è un’arte molto antica in Cina, cioè quella dei cantastorie, nata all’epoca della dinastia Song (960-1270), e divenuta di moda alla fine della dinastia Qing, in epoca repubblicana, più facile da imparare rispetto alla popolarissima opera di Pechino, l’altra forma di intrattenimento più in voga. Negli anni ’80 sono poi arrivate tivù e radio a sancirne la popolarità. E ad allietare le lunghe notti dei tassisti pechinesi. Oggi la Cina dice addio a uno dei suoi massimi interpreti contemporanei, Shan Tianfang, scomparso all’età di 84 anni. Lo storyteller più famoso della Cina. Nel Pingshu, un solo attore racconta una storia, cambiando voce a seconda dei personaggi. L’artista usa spesso suoni onomatopeici per descrivere le azioni e rievocare l’ambiente circostante. A volte si accompagna con la Pipa: un tipico strumento cinese a corda. Shan Tianfang, che come altri cantastorie si esibiva nei teatri e nelle teahouse, usava una scenografia frugale: un paravento, un ventaglio, un tavolo e un pezzo di legno duro (chiamato “xingmu”, che il cantastorie batte sul tavolo per segnare la fine di un paragrafo). Il successo di Shan, amato dal grande pubblico, è dovuto al suo stile gagliardo, alla postura ironica e a una formidabile tecnica di improvvisazione. Le storie che narrava arrivavano dalla tradizione letteraria cinese. Il suo cavallo di battaglia era “La storia dei Sui e dei Tang” di Chu Renhuo, l’epopea della caduta della dinastia Sui (581-618) e della nascita della dinastia Tang (618-907). Shan, che era nato nella provincia del Liaoning, e che aveva appreso l’arte dallo zio, aveva iniziato la carriera a 19 anni, debuttando cinque anni dopo con il “Romanzo dei Tre Regni”, tratto dall’omonimo opera scritta da Luo Guanzhong nel XVI secolo, che narra la storia del popolo cinese alla fine della Dinastia Han (durata quattro secoli) e della successiva divisione in tre regni. Shan si era ritirato dalle scene dieci anni dopo aver interpretato l’ultimo pingshu, “Liao Dian Feng Yun”, che in 80 episodi narrava la storia di un’antica compagnia di Shanghai, fondata dal mercante Shen Laizhou nel 1927, per la produzione di lana.

Condividi