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Monitor, tastiere e joystick: il cimitero “cibernetico” che imbarazza due Comuni.

Al confine tra Monastier e San Biagio, nascosto tra i rovi della campagna trevigiana, c’è il cimitero dei computer. Migliaia di computer, con i loro resti terreni sepolti alla bell’e meglio lungo le sponde del fiume Meolo: sdentate tastiere Olivetti, monitor Ibm esplosi e Sampo GoldStar sfondati, bobine di nastro magnetico Memorex sfilacciate e interminabili, bagnaticci floppy a 8 pollici, joystick anni Ottanta esauriti da sfide memorabili ad Hyper Olimpics. E poi telefoni Sip ed Ete Tmc, macchine da scrivere Seikosha, batterie a piombo Hitachi, proto-bancomat. Tutto è ammucchiato come una gigantesca insalata di elettronica nel giardino di una casa che era della famiglia Feltrin e che oggi non è di nessuno. Senza famiglia e senza cittadinanza, visto che la topografia amministrativa la spacca esattamente a metà: l’abitazione cade sotto Monastier, il terreno sotto San Biagio.

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