Quella di poter scegliere il giorno della propria morte è un’opzione sempre più considerata dalla popolazione in Svizzera. Da una inchiesta pubblicata a fine 2017 emerge che nel 2015 sono state 965 le persone che hanno messo volontariamente fine ai propri giorni assumendo una sostanza letale, in forte aumento rispetto alle 742 dell’anno precedente. Nel lontano 2000 furono solamente 86. La tendenza al suicidio assistito, in costante aumento tra i confini elvetici, vive invece un’evoluzione contraria nella vicina Germania dove, nel 2015, il Parlamento ha approvato una legge che proibisce la professionalizzazione dell’assistenza al suicidio. L’unica società attiva in questo settore nel paese teutonico, la Verein Deutsche Sterbehilfe, sembra però aver trovato un altro metodo per aggirare la legislazione. I membri della sezione zurighese dell’associazione hanno deciso di rendere indipendente la propria filiale, così da poter aiutare direttamente dalla Svizzera i cittadini tedeschi che intendono ricorrere al suicidio assistito. La procedura per i clienti? È presto spiegata. Il paziente si reca in Svizzera accompagnato da un parente e, una volta a Zurigo, registra su video la propria volontà di ricorrere al suicidio assistito. La seconda fase prevede un consulto medico in cui viene prescritta la sostanza mortale da ingerire. Quando il paziente decide che è giunto il momento, chiede alla persona che lo ha accompagnato di recarsi nuovamente a Zurigo per recuperare la sostanza e portarla in Germania. Così facendo non viene violata alcuna legge tedesca e non si commette alcun crimine. In un certo senso si tratta di assistenza al suicidio assistito: le norme infatti vietano la professionalizzazione dell’attività, ma non l’aiuto fornito da parenti e conoscenti.