Centinaia di migliaia di persone si stanno recando in pellegrinaggio oggi a Larkana dove si trova il mausoleo di Benazir Bhutto, la prima donna primo ministro di un Paese a maggioranza musulmana, uccisa dieci anni fa a Rawalpindi, città gemella di Islamabad. Membro di una potente famiglia politica, simile alla indiana Nehru-Gandhi, la Bhutto era figlia Zulfikar Ali Bhutto, e fu per due volte premier per conto del Partito del Popolo del Pakistan. Tornata da un esilio nell’ottobre 2007 durante la presidenza de facto di Pervez Musharraf, decise di impegnarsi nella campagna per le elezioni legislative previste nel 2008. Al termine di un comizio a Rawalpindi il 27 dicembre 2007, la Bhutto, che viaggiava su un’auto blindata, decise di aprire il tettino per alzarsi in piedi e salutare i suoi sostenitori. Fu allora che un giovane di 16 anni uscì allo scoperto a due-tre metri dal veicolo sparando una raffica con un fucile automatico e attivando la carica esplosiva con frammenti di metallo che portava indosso. Ferita gravemente, la Bhutto giunse in ospedale clinicamente morta.