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Comiso. Svolta nelle indagini sull’attentato alle Pompe Funebri, un arresto.

Le indagini sull’attentato incendiario che ha devastato un’agenzia di pompe funebri a Comiso, nel Ragusano, hanno portato a un’importante svolta.
La Polizia di Stato ha arrestato un cittadino del posto, anch’egli operante nel settore funerario, con l’accusa di porto abusivo di arma clandestina e lo ha denunciato per incendio doloso aggravato. Il caso, che ha scosso profondamente la comunità locale, sembra ora assumere contorni più chiari grazie al lavoro degli investigatori.
Era la notte del 6 novembre quando una violenta esplosione ha squarciato il silenzio in via Attilio Regolo, a Comiso.
Il potente ordigno, composto da una tanica di benzina da 25 litri e polvere pirica, è stato piazzato con precisione all’interno dei locali dell’agenzia funebre, distruggendoli completamente.
L’onda d’urto è stata devastante: le abitazioni vicine hanno riportato gravi danni, così come diverse auto parcheggiate nelle vicinanze.
Gli inquirenti hanno subito ipotizzato un atto doloso, frutto di una pianificazione meticolosa e di un chiaro intento criminale.
Le tracce lasciate sul luogo dell’esplosione hanno fornito indizi preziosi, consentendo di ricostruire le dinamiche dell’evento e di identificare un sospettato.
Le attività investigative, condotte con grande scrupolo, hanno portato gli agenti a perquisire l’abitazione del sospettato.
Durante la perquisizione, è stata rinvenuta una pistola a tamburo calibro 7,65 con matricola abrasa, nascosta con estrema cura all’interno di un forno da cucina.
L’arma, completa di munizionamento, era stata evidentemente occultata per evitare di essere scoperta.
Il ritrovamento ha aggravato la posizione dell’indagato, che è stato immediatamente arrestato per detenzione di arma clandestina.
L’uomo, già noto nel settore delle agenzie funebri, avrebbe avuto motivazioni legate a una possibile rivalità professionale, anche se le indagini continuano per chiarire tutti i dettagli e il movente del gesto.
L’arresto è stato convalidato dal gip del Tribunale di Ragusa, che ha riconosciuto la solidità delle prove raccolte dalla Polizia. L’indagato è ora detenuto presso la casa circondariale di Ragusa, in attesa di ulteriori sviluppi giudiziari.
La notizia ha suscitato un’ondata di indignazione e preoccupazione nella comunità locale, colpita dall’idea che una rivalità professionale possa degenerare in atti di tale violenza.
Le autorità, intanto, hanno intensificato i controlli sul settore, cercando di prevenire ulteriori episodi simili.
L’episodio mette in luce le tensioni che possono esistere in un ambito delicato come quello delle pompe funebri, dove la competizione può talvolta spingersi oltre i limiti della legalità.
Le forze dell’ordine invitano alla collaborazione e al rispetto delle regole, ricordando che ogni violazione non resterà impunita.
Questa vicenda, se da un lato getta ombre sul settore, dall’altro rappresenta un monito chiaro: la giustizia non lascerà spazio a chi sceglie la strada della violenza e dell’illegalità.

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