Preghiere e biscotti a forma ossa, frutta Martorana, dolciumi e carte da gioco lasciate a tavola per i defunti, lumini accesi e, sorpresa, anche le zucche intagliate!
Sono tante, in tutto il Sud Italia, le antiche tradizioni e le credenze legate alla commemorazione dei defunti secondo le quali i morti continuano a vivere in un mondo parallelo ma vicino, ci aiutano e ci proteggono e, pertanto, vanno ricordati e onorati.
Halloween o Festa dei Morti? Andando indietro nel tempo ritroviamo le tradizioni delle giornate dedicate a chi non c’è più.
Ritualità spesso gioiose, sentimenti semplici e popolari, che aiutavano, e forse aiutano ancora, gli adulti a sentire i propri cari defunti sempre vicini e i bambini ad avere familiarità con la morte e a non averne paura.
Già in era pagana i defunti venivano ricordati nel periodo di passaggio all’inverno, la morte simbolica della natura.
Poi fu fissata in epoca cristiana una data precisa, il 2 novembre, mentre nella religione greco-ortodossa ai defunti è dedicato un giorno della Quaresima.
In molti paesi del Sud Italia era usanza, nella notte tra l’1 e il 2 novembre, lasciare per i morti la tavola apparecchiata con cibo, vino e anche un mazzo di carte. In alcune zone della Calabria si lasciava anche una lampada accesa fatta con una zucca intagliata (coccalu d’u mortu) esattamente come nell’anglosassone festa di Halloween.
La tradizione di preparare delle zucche intagliate per rappresentare i defunti (o meglio le loro teste) si ritrova anche in Puglia: è chiamata cocce priatorije e si accompagna all’accensione di un falò per illuminare la strada dei defunti che ritornano sulla Terra.
Simile al «dolcetto o scherzetto» anglosassone è la tradizione dei bambini che girano per le case a fare la questua di cibarie e dolciumi in uso in Sardegna ma anche in Puglia e in Abruzzo.
I morti della famiglia tornano, per una notte, anche per portare dolci e piccoli doni ai bambini buoni.
Questa usanza è molto diffusa in Sicilia ed è legata alla tradizionale preparazione dei cosiddetti Dolci dei Morti: le “ossa di morto”, delicati e profumati biscotti ai chiodi di garofano sagomati in forma di piccole ossa; le “fave dei morti”, dolcetti a base di farina di mandorle, e le «dita di apostolo», dolcetti con ripieno al cacao e spezie.
In Sicilia, come descritto magistralmente da Andrea Camilleri nel racconto «Il giorno che i morti persero la strada di casa», era tradizione nelle famiglie preparare il cannistro (cioè un cesto pieno di regalini e dolcetti per i bambini) che veniva nascosto nella notte tra il 31 ottobre e il primo novembre e che i piccoli di casa dovevano poi trovare in una sorta di caccia la tesoro che li disponeva a familiarizzare con i defunti di famiglia.
Annamaria Persico
(per gentile concessione di www.reportageonline.it)