Accoglienza, attenzione, cura. Sono le parole d’ordine che un parroco o un sacerdote dovrebbero sempre ricordare durante la celebrazione di un funerale, come ribadisce la nota preparata dalla Conferenza Episcopale del Lazio e diffusa giovedì 20 gennaio. Ad accompagnarla una lettera del cardinale vicario Angelo De Donatis, indirizzata ai sacerdoti e ai diaconi permanenti della diocesi. “La preghiera di suffragio, che deve sempre essere raccomandata, sarà favorita da una predicazione e da uno stile celebrativo particolarmente curati, improntati alla semplicità e alla valorizzazione dei segni (luoghi liturgici, cero pasquale, aspersione, incenso) per esprimere la fede professata e per rispondere a un preciso itinerario di evangelizzazione, che trova nell’ars celebrandi la forma più alta di annuncio della lex credendi della Chiesa. La preparazione della liturgia esequiale prevede anche l’accoglienza dei partecipanti, la cura per la proclamazione della Parola di Dio e il canto, l’esercizio dei ministeri. La sapienza celebrativa della Chiesa ci invita ad abbandonare tutte quelle prassi che non sono consone all’aula liturgica e che sviliscono il rito”.
Nella nota preparata dalla Commissione regionale per la liturgia, infatti, si sottolinea come la celebrazione delle esequie debba sempre un’espressione di testimonianza della fede, un’occasione per testimoniare la visione cristiana della morte, annunciando la resurrezione. Il tutto va vissuto con i tratti più nobili dell’umanità, della gentilezza e della tenerezza. Non solo: può diventare anche occasione di evangelizzazione. “Il tempo del lutto è una delle circostanze più opportune per rinvigorire la speranza dei credenti e testimoniare la fede nella Risurrezione. La vicinanza ai parenti e agli amici delle persone appena decedute e l’accompagnamento nel distacco sono occasioni pastorali preziose per un percorso di accoglienza anche verso chi partecipa saltuariamente alla vita della comunità”.
Seguono una serie di disposizioni pratiche da tenere presenti durante il rito funebre, e non solo: meglio che una sola persona pronunci parole di commiato del defunto in chiesa, posticipando altri ricordi a un altro momento, ad esempio al termine della Messa, o al cimitero stesso. Inoltre non è opportuno ricorrere a testi o immagini registrati, come pure all’esecuzione di canti o musiche estranei alla liturgia. Quanto alla cremazione, si ricorda che “la Chiesa non si oppone alla cremazione e prende atto di tale scelta, che si sta sempre più diffondendo e imponendo per ragioni di vario genere e spesso di tipo pratico (igienico, economico o sociale), con apposite indicazioni liturgiche e pastorali”.
fonte: romasette.it