“Nessuno è un numero, ciascuno di noi vuole essere chiamato per nome e ha il diritto di essere ricordato nella sua individualità“: la riflessione di Stefania Bonaldi, sindaca di Crema, sull’importanza della memoria nasce paradossalmente da una dimenticanza. Nel periodo del lockdown, tra il 21 febbraio e il 31 maggio, in città sono morte 330 persone e tutti i loro nomi sono stati letti nel corso di una cerimonia in cui è stata svelata una lapide a loro dedicata. Tutti tranne uno, quello di Laura Cantoni, spirata all’ospedale Oglio Po di Casalmaggiore l’11 marzo.
“Alla fine della lettura dei nomi, la figlia Daniela si è avvicinata al microfono per pronunciare ad alta voce il nome della sua mamma, giustamente ferita da questa dimenticanza che ancora una volta consegnava la signora Laura all’anonimato e all’oblio” racconta la prima cittadina, che ha deciso di approfondire la questione per scoprire il motivo di quell’omissione. La vicenda è stata ricostruita nei giorni successivi: Laura Cantoni era stata ricoverata all’ospedale Oglio Po perché in quello di Crema non c’era posto nei giorni più duri dell’emergenza sanitaria e nella frenesia di quel periodo dal Comune di Casalmaggiore non era stato trasmesso all’anagrafe cremasca il certificato di morte.