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Milano. In Sant’Ambrogio l’ultimo saluto a Cini Boeri, signora del design e dell’impegno civile.

Una nonna speciale che non sapeva cucinare molto bene, ma che ha trasmesso a tutta la famiglia l’amore per la politica e la passione dell’impegno civile. Erano molto commossi nel raccontare Cini Boeri i suoi nipoti ormai quasi adulti che hanno parlato nel quadriportico della basilica di Sant’Ambrogio di quando la nonna da bambini spiegava loro che cosa era stata la Resistenza e perché Milano è Medaglia d’oro per la lotta al nazifascismo. In Sant’Ambrogio erano tanti i parenti e gli amici arrivati per salutare l’ultima volta la grande designer. Cini Boeri non era credente, ma la scelta di darle l’ultimo addio nel cortile della basilica più antica della città era una scelta in qualche modo obbligata, perché suo padre era amministratore di Sant’Ambrogio, lei stessa era legatissima all’istituzione e nella piazza ha abitato per tutta la vita. Quindi, i tre figli, Sandro, Tito e Stefano, hanno convocato gli amici proprio lì, in quella chiesa di fondazione paleocristiana, un gioiello di architettura pieno di reperti archeologici, dove la bara in legno semplice di Cini Boeri sembrava una pietra incastonata. L’abate di Sant’Ambrogio, monsignor Carlo Faccendini, ha concesso volentieri l’onore di quello spazio per la cerimonia laica di addio alla signora del design milanese, che era stata partigiana e aveva un culto per i luoghi d’arte, per il bello, per la storia cittadina.

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