Già molte parrocchie lo fanno, e adesso anche il Vaticano lo certifica. A causa della mancanza di sacerdoti, i funerali potranno essere celebrati da laici: il vescovo, “a suo prudente giudizio, potrà affidare ufficialmente alcuni incarichi ai diaconi, alle persone consacrate e ai fedeli laici, sotto la guida e la responsabilità del parroco”. Lo scrive l’Istruzione: “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa” resa nota dalla Congregazione per il Clero e promulgata lo scorso 29 giugno.
I laici potranno presiedere la Liturgia della Parola, là dove non si può celebrare la Messa per mancanza di sacerdoti, ma “non potranno invece in alcun caso tenere l’omelia durante la celebrazione dell’Eucaristia”. Inoltre, “dove mancano sacerdoti e diaconi, il Vescovo diocesano, previo il voto favorevole della Conferenza Episcopale e ottenuta la licenza dalla Santa Sede, può delegare i laici”.
Più di un anno fa a Bolzano era stato celebrato da un laico un primo funerale. A officiarlo fu Hans Duffek, nella vita imprenditore elettrico, da anni animatore delle Liturgie della Parola in Duomo. La stessa cosa era accaduta, in via eccezionale, in altre diocesi. Sono tantissime le parrocchie senza prete. Molte di queste sono state accorpate, ma non sempre il sacerdote incaricato di amministrarle riesce a fare tutto. Di qui la decisione della Santa Sede.
Nell’Istruzione si specifica che la Messa e i sacramenti non possono comportare “un prezzo da pagare”, “una tassa da esigere”: non si può “dare l’impressione che la celebrazione dei sacramenti, soprattutto la Santissima Eucaristia, e le altre azioni ministeriali possano essere soggette a tariffari”. Il parroco, comunque, è tenuto “a formare i fedeli, affinché ogni membro della comunità si senta responsabilmente e direttamente coinvolto nel sovvenire ai bisogni della Chiesa, attraverso le diverse forme di aiuto e di solidarietà”, aggiunge la Congregazione per il Clero sottolineando che “la suddetta sensibilizzazione potrà procedere tanto più efficacemente quanto più i presbiteri da parte loro offriranno esempi ‘virtuosi’ nell’uso del denaro”.
La Chiesa vuole parrocchie il più possibile aperte, in cui tutti possano sentirsi a casa. Per questo l’Istruzione specifica che potranno collaborare con il parroco anche “i non battezzati”. “Oltre alla collaborazione occasionale, che ogni persona di buona volontà – anche i non battezzati – può offrire alle attività quotidiane della parrocchia, esistono alcuni incarichi stabili, in base ai quali i fedeli accolgono la responsabilità per un certo tempo di un servizio all’interno della comunità parrocchiale. Si può pensare, ad esempio, ai catechisti, ai ministranti, agli educatori che operano in gruppi e associazioni, agli operatori della carità e a quelli che si dedicano ai diversi tipi di consultorio o centro di ascolto, a coloro che visitano i malati”.
fonte: repubblica.it