“Morire è un’arte”, scriveva Sylvia Plath. E il Maggiolino, in quest’arte, è stato davvero maestro: il 10 luglio, a poco più di ottant’anni dall’inizio della sua gloriosa storia, Volkswagen nella fabbrica messicana di Puebla, sforna l’ultimo esemplare dell’automobile che ha segnato la storia. E l’eco dell’evento ha letteralmente sepolto l’annuncio che lo stesso colosso di Wolfsburg e molti altri big dell’auto hanno cercato di dare con più enfasi possibile. Quello relativo alla riconversione della gamma in elettrico.
Basta un piccolo segno per capirlo: quella lapide che gli operai della fabbrica hanno appoggiato sul parabrezza dell’ultimo Maggiolino prodotto, un atto d’amore per un funerale che ha commosso mezzo mondo.
Esce di scena quel Maggiolino che è riuscito ad essere l’auto simbolo degli anni Quaranta, Cinquanta, Sessanta. Ma anche Settanta, Ottanta e Novanta e del nuovo millennio rimanendo sulla breccia per più di 80 incredibili anni.Numeri, numeri e ancora numeri. Per capire: Il Maggiolino è stato prodotto in quasi 22 milioni di esemplari. Bisogna essere sotto il minimo sindacale d’intelligenza per non rendersi conto che questa Volkswagen ha segnato per sempre la storia del nostro secolo. E non solo dal punto di vista automobilistico, ma anche da quello sociale, umano, addirittura filosofico. Quella della piccola Vw è la storia di Davide e Golia, dei piccoli che con poche forze battono i grandi, la rivincita delle idee insomma.