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Prelevare i soldi di un morto.

È successo a Roma e mi ha lasciato un misto di dolore, nausea, orrore per quello che siamo e la consapevolezza che la natura umana, per quanto vasta sia, nasconda una ferocia recondita che andrebbe curata con un mondo strutturalmente diverso da quello che siamo.
A Roma muore un ciclista. Succede spesso, soprattutto nelle grandi città. Fulvio Di Simone aveva 54 anni, due figli, una donna che prova a reggere l’urto del dolore e una famiglia che si stringe intorno alla prematura scomparsa di un uomo che con la sua bicicletta è stato investito da un camion sulla Tiburtina. Fin qui sembra una storia normale, dolorosa ma normale, come molte altre. E invece no. Il marcio deve ancora arrivare.
Nel suo portafoglio Fulvio teneva il suo bancomat e il codice bancomat scritto su un foglietto. Sono tante le persone, soprattutto anziane, che si avvicinano agli sportelli e poi con circospezione tirano fuori un foglio, come un reperto, attenti a non essere osservati da nessuno, per non essere traditi dalla memoria fallace. Li vedi mentre frugano nella borsa o nel borsello, fingendo indifferenza, come se quel numero fosse il segreto più recondito che gli sia mai capitato nella vita. Quando mi capita di essere preceduto da qualcuno di loro faccio due passi indietro, loro si rassicurano e sorridono come per chiedere scusa della loro poca maneggevolezza con la modernità.
Fulvio Di Simone stava esalando i suoi ultimi respiri quando qualche vampiro ha pensato bene di rubargli il portafoglio, rubare il portafoglio a un ormai morto, e correre allo sportello dell’Unicredit di Monti Tiburtini per prelevare tutto il prelevabile. Due volte 250 euro. 500 euro in tutto. Con l’aiuto di quel foglietto e mentre quell’altro moriva.
Mi viene da pensare alla stanchezza di chi deve fare una denuncia così, con un marito morto, verso i vampiri. Di chi è perso tra dolore, funerali e spiegazioni da dover dare ai figli con il peso di sapere che tra i soccorritori che si affannavano qualche avvoltoio ha pensato bene di sfruttare il disordine dell’impatto per raccattare anche le ultime gocce di contante, insieme al sangue che si spargeva per terra.
E la morale della storia non so nemmeno se c’è, in una vicenda del genere, eppure spacca il cuore. Perché è una storia minima che contiene tutti gli ingredienti della ferocia. Di quella ferocia che è così vasta, di cui siamo circondati, che è dappertutto. E verrebbe solo voglia di dire basta. Basta. Basta.

fonte: left.it

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