Tutto a Napoli può diventare un’arte, anche morire. Lo testimonia la bizzarra collezione di manifesti funebri raccolta in “Morire a Napoli”, il libro fotografico realizzato da Daniele Ippolito e Nicandro Siravo. È la storia di un incontro tra due pazzi scatenati che collezionano foto dei manifestini mortuari affissi ai muri, ma solo quelli con un soprannome e che raccontano antropologicamente la città nella morte. “Mi hanno sempre incuriosito i soprannomi sotto i manifesti mortuari”, spiega Ippolito. “E il libro è il frutto di questo divertimento portato avanti negli anni, prima con la macchina fotografica, poi con lo smartphone”.
Sfogliando le pagine di questo suggestivo “libro della morte” è possibile infatti imbattersi negli appellativi più strambi attributi dalle persone care ai propri estinti. Si parte dalle professioni come “Franctiell ‘re lavatic”, passando per i nickname come “Hitler”, fino al capitolo “Ci stiamo lavorando”, dove sono raccolti gli appellativi più assurdi che neanche i napoletani più veraci sono ancora riusciti a tradurre. “Viene da pensare cosa c’è nella vita delle persone da determinare di portarsi un soprannome anche dopo la morte” afferma Nicandro Siravo. “Non è solo un libro ironico, ma anche velatamente antropologico. C’è tutto un gioco di fantasia e di curiosità”.