La Corte costituzionale ha deciso di non pronunciarsi sulla costituzionalità del reato di aiuto al suicidio. Il caso è stato posto dalla autodenuncia di Marco Cappato, leader radicale ed esponente dell’associazione Luca Coscioni, che accompagnò Fabiano Antoniani in Svizzera perché potesse accedere al suicidio assistito. Il suicidio assistito è una procedura in base alla quale un medico fornisce a una persona un farmaco in grado di provocarne la morte che poi la persona utilizza personalmente. Il medico dunque arriva fino alla prescrizione o alla fornitura del farmaco, ma non interviene direttamente nel provocare la morte della persona. È la persona stessa a decidere quando morire. Nell’eutanasia, invece, è il medico stesso a provocare la morte. Si distinguono però varie possibilità diverse. Esistono una eutanasia attiva e una passiva. Nell’eutanasia attiva il medico somministra un farmaco, di solito attraverso una iniezione endovenosa. Nell’eutanasia passiva invece il medico si limita a sospendere le cure o a spegnere le macchine che tengono in vita un paziente. L’eutanasia passiva dunque è possibile solo per malati terminali o tenuti in vita con l’aiuto di macchine e farmaci. Non è possibile invece per persone che decidano di porre fine alla propria vita perché ritengono intollerabile il livello della propria sofferenza, che può anche essere psichica e non solo fisica.