Laura ha cinquant’anni e una gravissima malattia neurodegenerativa che ha ridotto giorno dopo giorno il suo spazio di vita a una sedia a rotelle. Reso impossibili i movimenti, i respiri sempre più faticosi fino a toglierle ogni autonomia. Per anni ha lottato, tenendo il segreto per non coinvolgere la famiglia, si è laureata, ha fatto l’avvocato. Ma ora, non ce la fa più: “Rivoglio la mia dignità, voglio morire. Aiutatemi“. Laura è una delle duecento persone che ogni anno, 600 dal marzo 2015, chiedono informazioni, aiuto per ottenere l’eutanasia. Scrivono, chiamano l’Associazione Coscioni per essere indirizzati, aiutati ad andare a morire. In Svizzera. Perché in Italia, dove con 70mila firme nel 2013 è stata depositata una proposta di legge per la legalizzazione della “dolce morte”, in 5 anni il Parlamento non ha discusso neppure un minuto del diritto di scegliere come morire.