Da bambino fui educato a rimuovere la morte, i suoi segni e i suoi riti. I bambini non vanno ai funerali, diceva mia madre, stanno lontani dalla morte, vanno preservati. Sicché vedevo i morti e i loro congiunti come un’etnia distinta da noi vivi; consideravo i neri segni del lutto come l’appartenenza a un’altra specie, quelli con la morte in casa. Nelle preghiere della sera, all’Ave Maria omettevo “adesso e nell’ora della nostra morte amen”, sostituendo con “ora e sempre, amen”. Piccola riforma liturgica ad usum delphini.