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Roma. Lettere, disegni, costumi di scena: una mostra ricorda Totò.

Il principe della risata che fece della strada popolata da scugnizzi il suo primo palcoscenico, e che sferzò l’arroganza con l’ingenuità dello sberleffo insegnando a generazioni la bellezza della pernacchia, arriva a Roma per farci sorridere con il suo genio brillante ancora oggi, a cinquant’anni dalla sua morte. Arriva a Roma, Totò, o meglio ritorna, visto che il Principe Antonio de Curtis nella capitale ci viveva. Quella dedicata, fino al 28 febbraio, all’istrione dai mille volti, nella cui brillante figura dimoravano due anime – quella comica della marionetta, delle posture e delle mille sfaccettature del volto e del corpo, del funambolico rimbalzare delle parole dal senso al non senso, e quella, saggia, del principe elegante, compositore di poesie e canzoni – è molto più di una mostra. È piuttosto un omaggio devoto e appassionato alla sua poliedrica figura che forse un po’ manca, alle nuove quanto alle vecchie generazioni.

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