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Il Nobel per l’amore.

Ci sono amori così potenti che rimangono liberi anche dietro le sbarre. Il dissidente cinese Liu Xiaobo e la “poetessa governativa” Liu Xia, nomi simili da predestinati, si conobbero negli anni Ottanta. Entrambi sposati, lui con un carico ulteriore di amanti assortite. Ma dal sorriso di lei sgorgava luce pura. Il resto venne di conseguenza: piazza Tienanmen, gli arresti, i divorzi, il matrimonio in carcere. Anche quando lui tornò libero – si fa per dire – non restarono mai soli. La polizia ficcava il naso persino nelle lettere d’amore. Eppure quei due riuscivano a creare intimità anche dove non c’era. La notizia del Nobel per la pace sorprese Xiaobo di nuovo in prigione. Avrebbe voluto che a ritirarlo andasse lei, ma per impedirglielo il regime comunista la mise ai domiciliari. Da quel giorno il sorriso di Xia smarrì la luce. Ebbe un attacco di cuore e il marito, straziato, si ritrovò a lottare con un tumore al fegato.

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