Un guerriero non infierisce sul nemico che ha ucciso. Né sul corpo, né sull’immagine. A meno che non lo odi ossessivamente per le sconfitte e le disfatte che il morto gli ha inflitto da vivo, o non ne abbia ancora un sacro e viscerale terrore. Ho pensato semplicemente questo quando ho saputo che allo Zen qualche vigliacco mafioso (i mafiosi sono vigliacchi e traditori, lo sapevate? lo racconta tutta la loro storia a chi la studia) aveva tagliato la testa al busto di Giovanni Falcone. Ho pensato che in questo gesto codardo c’è tutta la rabbia per il male che Falcone ha fatto al potere e alla cultura mafiosi. E c’è tutto il terrore per il male che il giudice può ancora continuare a fare a quella cultura e a quel potere.