È entrata accompagnata dai canti del Piccolo coro dell’Antoniano nella parrocchia della Divina Provvidenza in piazza Luigi Arpino, nel quartiere milanese di Quinto Romano, la salma di Cino Tortorella. A dare l’ultimo saluto al “Mago Zurlì”, oltre ai bambini dello Zecchino d’oro, i figli Guido, Lucia, Chiara, Davide e la moglie Maria Cristina. In lacrime sotto gli occhiali scuri anche Cristina D’Avena, sua amica di vecchia data. “Il bello deve ancora incominciare” ha detto il parroco dando il via all’omelia rivolgendosi ai familiari del Mago Zurlì, ricordando poi una dote di Tortorella: “far divertire“. Ad accompagnarlo nell’ultimo viaggio le gerbere bianche e il gonfalone degli alpini.
“Era un padre compagno di giochi. Con i bambini si divertiva, era paterno ma li trattava da pari a pari“. Così Davide Tortorella ha ricordato il padre Cino a margine della camera ardente allestita in mattinata al Piccolo teatro. “Quando avevo sei anni gli ho chiesto se era vero che fosse un mago. Lui mi ha risposto ‘Sì, sono un mago da quattro soldi’, e in effetti non sapeva fare nemmeno il più semplice gioco di prestigio“. Negli ultimi anni raccontava spesso l’esperienza di premorte che aveva avuto dieci anni fa, quando un infarto lo aveva quasi ucciso. Lo chiamava il suo “pit stop“. Aveva sentito una matassa di voci che però gli avevano detto “non ancora“.
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