Vorrei dedicare un pensiero alla signora Antonella, mamma di Ciro Esposito, il giovane tifoso ucciso in seguito alle ferite riportate mentre andava a vedere la finale di Coppa Italia di due anni fa. A quella partita sono andato anche io, con la mia famiglia, con i miei figli. E pensare che una mamma non possa più riabbracciare suo figlio solo perché quel ragazzo andava allo stadio strappa l’anima e toglie il respiro. Ieri è arrivata la sentenza di primo grado contro l’ultrà che ha sparato a Ciro, Daniele De Santis: 26 anni di carcere.
Le parole di Antonella sono parole di una donna coraggiosa: “Ho perdonato l’assassino di mio figlio. Ma la sentenza è giusta e importante perché è un segnale contro tutti quelli che commettono violenza negli stadi“. Perdonare l’assassino del figlio è una scelta intima e personale, sulla quale nessuno può permettersi di aprire bocca: anche semplicemente una parola di ammirazione suonerebbe sguaiata. Ma richiamare la responsabilità di tutti e di ciascuno su come viene concepito il calcio in Italia, beh, questo ci riguarda. Altri Paesi, a cominciare dagli inglesi, hanno rivoluzionato il football dagli stadi all’ordine pubblico: e oggi andare a vedere una partita è uno spettacolo, gli stadi sono vivi e pieni di vita, la partita è un’esperienza divertente e serena.
Ribadisco il mio appello ai dirigenti del calcio italiano: è il momento di prendere una iniziativa forte per restituire il calcio alle famiglie e agli appassionati. Il Governo è pronto a fare la sua parte, ma questa sfida deve vedere in prima linea innanzitutto le società, la Federazione, il mondo degli addetti ai lavori e la parte migliore delle tifoserie organizzate. Nella finale di Coppa Italia di quest’anno, ventiquattro mesi dopo la tragica fine di Ciro, si sono registrati di nuovo incidenti: senza vittime, fortunatamente. Ma è comunque inaccettabile.
Le parole di mamma Antonella segnano i cuori, certo. Ma devono anche lasciare un segno concreto in chi guida il mondo del pallone. Il Governo è pronto a dare una mano in tutte le direzioni, ma la Federazione e tutte le società – alcune già lo hanno compreso benissimo e sono dei modelli nella giusta direzione – devono prendere atto che non è più tempo di rinviare le decisioni. Morire giovani è sempre un controsenso. Farlo per una partita di calcio è semplicemente un’assurdità.
Matteo Renzi