C’è un termine francese, “déshérence”, che in italiano vuol dire più o meno “essere diseredati”, in una doppia accezione: chi è diseredato è privato deliberatamente da qualcun altro di qualcosa che gli appartiene come patrimonio, come ricchezza, come valore acquisito, ma chi è diseredato è anche colui che qualcun altro non riconosce degno del lascito e della gestione di una risorsa morale e materiale, di una proprietà, come se non ne avesse i numeri, la disponibilità giuridica e spirituale.
È un termine che usa Charles Melman, uno degli otto psicanalisti francesi che in una tagliente, irrinunciabile raccolta di interviste curata da Alessandra Guerra, “Attacco alla generazione Bataclan: perché?” (edizioni ETS), si interrogano sulle radici dell’odio del sedicente Califfato che ha inondato di atrocità le cronache del mondo e sullo sviluppo di quella cruentissima guerra di espansione e di “redenzione” che l’Isis sta mettendo in atto contro l’Occidente e i paesi “apostati” del Medio Oriente.