Colpa di Hollywood, dei duri alla Bogart sempre con la sigaretta in bocca; colpa dei politici delle tribune elettorali degli anni Settanta, pronti ad azzuffarsi in una nuova di fumo grigio; e colpa soprattutto dell’ industria del tabacco, che fino a quando non vi fu costretta per legge si guardò bene dall’avvisare i consumatori del rischio esiziale cui li esponeva il vizio della nicotina. Antonio Scippa aveva iniziato a fumare a quindici anni, e morì a 54, dopo essersi fatto due pacchetti di Marlboro ogni giorno che Dio mandava in terra. E ora la Corte d’ appello di Milano stabilisce che di quella morte furono responsabili i signori del business tabagista: l’Ente Italiano Tabacchi, ovvero la manifattura di Stato, passata nel 2004 (lo stesso anno in cui Scippa moriva), nelle mani della British American Tobacco. E agli eredi viene riconosciuto un megarisarcimento di 776mila euro, che con gli interessi sfiorerà il milione.