Catturato, imprigionato e torturato per anni. Prima in Libia, dove era arrivato dall’Eritrea con la speranza di salpare per l’Italia. Poi, probabilmente, anche in Sardegna, dove è morto. La sua unica colpa? Una croce appesa al collo. È la storia raccontata da La Stampa di Alizar Bhrane, morto poco più che ventenne a Cagliari dopo essere sfuggito dalle mani dell’Isis. Il giovane ha passato tre anni in una prigione gestita dai miliziani del Califfo in Libia. Era stato proprio quel simbolo cristiano da cui non si separava mai a farlo entrare nel mirino dei jihadisti.