fbpx

Il barcone della morte e la beffa del Dna: “Non ci sono i soldi per fare gli esami”.

Abbiamo accettato questa grande sfida umanitaria e scientifica unica al mondo volontariamente, lavoriamo gratis per dare un nome e un volto a centinaia di migranti che sono morti i cui cadaveri sono stati recuperati. Ma non possiamo essere trattati a pesci in faccia, non si può avere una così scarsa considerazione verso la medicina legale e i suoi operatori che da settimane lavorano senza soste all’interno dell’hangar di Augusta nella base della Marina Militare dove sono stati trasferiti centinaia di cadaveri recuperati in fondo al mare, quelli della strage del 18 aprile del 2015“. È lo sfogo di medici legali e tecnici di laboratorio impegnati nel grande obitorio di Augusta che, per svolgere il loro lavoro, volontariamente, debbono però pagarsi le spese di viaggio, di alloggio, i trasferimenti in aereo, treno o automobile di tasca propria.

continua a leggere

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *