È tutt’altro che conclusa la vicenda del Tempio Crematorio, che nei giorni scorsi ha registrato la richiesta di patteggiamento da parte dei nove dipendenti della Socrebi e la volontà del rito abbreviato da parte della famiglia Ravetti. Il nuovo fronte giudiziario, infatti, potrebbe e dovrebbe aprirsi attraverso la vicenda dei controlli, o meglio, dei possibili mancati controlli. Se da un lato dipendenti e titolari dell’azienda che gestiva il Tempio Crematorio dovranno rispondere alla giustizia di tutta una serie di reati penali (le accuse vanno dalla truffa, all’appropriazione indebita, passando ovviamente per il vilipendio di cadavere), dall’altro presto potrebbe emergere il tema di chi poteva fermare quello che il procuratore della Repubblica Teresa Angela Camelio ha definito “una lugubre catena di montaggio della morte, a fini di lucro“. Una tema delicatissimo, soprattutto a pochi mesi dalle elezioni politiche amministrative, che non a caso ha creato un clima di assoluta impenetrabilità e di riserbo sull’inchiesta.