Un 68enne australiano è stato condannato a 10 anni di carcere per aver consigliato alla moglie il suicidio, in un caso che non ha precedenti a livello mondiale. Graham Morant è stato ritenuto colpevole di aver aiutato la moglie a togliersi la vita, nel 2014. Per i giudici della Corte Suprema del Queensland, l’uomo è stato spinto dal desiderio di incassare l’assicurazione sulla vita della consorte di cui era unico beneficiario: l’equivalente di circa un milione di dollari. La signora Morant soffriva di disturbi cronici, depressione e ansia, ma non era una malata terminale. Morant si è detto non colpevole eppure, secondo la giuria che ha esaminato il caso, la moglie non si sarebbe uccisa senza i suoi consigli. La donna è stata trovata senza vita vicino a un generatore a benzina nella sua auto, il 30 novembre 2014. Vicino al corpo un bigliettino: “Per favore, non rianimatemi“. Prima di suicidarsi il marito l’aveva portata a comprare il generatore. Secondo l’accusa, Morant, un cristiano praticante, aveva detto alla moglie che avrebbe usato i soldi dell’assicurazione per costruire una comune religiosa. “Lei si è approfittato della sua vulnerabilità di donna malata e depressa“, ha accusato il giudice Davis, aggiungendo che non è la prima volta che una persona viene condannata per avere consigliato a qualcuno di suicidarsi. Ma, probabilmente, nessuno si era mai spinto a indurre qualcun altro al suicidio per ottenere un vantaggio economico diretto. In Cina, all’inizio di ottobre, un uomo aveva finto il suicidio per consentire alla famiglia di incassare i soldi dell’assicurazione sulla sua vita. La moglie, convinta che fosse morto per davvero, si era tolta la vita insieme ai figli gettando il marito nella disperazione. Graham Morant avrà diritto di chiedere la libertà condizionale nel 2023.