“All’obitorio di Padova vigeva la regola non scritta che doveva essere pagata una piccola mancia dell’importo di 30 o 50 euro ogni volta che veniva consegnata una salma di notte. Se non lo facevamo lasciavano i cadaveri fuori dal frigo anche giorni, consegnandoceli in condizioni pessime”. Loris Brogio, impresario di di onoranze funebri, venne interrogato dalla polizia giudiziaria e dal pm Ignazia D’Arpa il 6 marzo del 2018. La procura aveva da poco indagato lui e un’altra quarantina di persone tra dipendenti dell’azienda ospedaliera (15) e titolari di pompe funebri (27). Stando all’inchiesta, i dipendenti dell’ospedale si facevano pagare la mancia in nero per vestire e per rendere presentabili i cadaveri, sottraendo risorse alle pubbliche finanze, visto che il servizio prevede il pagamento di un ticket di 75 euro. Si è tenuta l’udienza preliminare in cui si è discusso delle posizioni delle 42 persone per le quali è stato chiesto il giudizio a vario titolo per corruzione, falso e truffa. Un paio hanno avanzato richiesta di patteggiamento, nessuno ha chiesto riti alternativi, la decisione del gup arriverà il 13 dicembre prossimo. All’udienza però l’avvocato Alberto Berardi e il collega Cesare Zulian di Padova, che difendono Brogio, hanno chiesto che il reato che gli viene contestato, ossia la corruzione, venga derubricato in concussione per induzione. In sostanza non erano le pompe funebri a pagare per aver un favore, ma erano i dipendenti pubblici ad imporre un sistema di mazzette. E il motivo, hanno sottolineato i legali, sta scritto proprio in quell’interrogatorio che a detta degli avvocati il gup dovrebbe riconsiderare sotto una luce diversa rispetto all’accusa. “La dazione delle mance purtroppo era dovuta perché se non si pagava si rischiava di subire gravissimi dispetti, come quello di tenere le salme fuori dalle celle” aveva detto Brogio nel corso del suo interrogatorio. “Ricordo perfettamente che almeno tre volte in estate mi è successo, quale ritorsione per non aver corrisposto mancia, questa mancata collocazione in frigo delle salme, con le bruttissime conseguenze che si possono immaginare. Di recente, ad esempio, quando ci siamo recati all’obitorio per la chiusura del feretro e il trasporto per il funerale, abbiamo appreso che questa era nottetempo esplosa, quale tragica conseguenza della sua non conservazione in frigo”.