C’era un cadavere steso sul letto. Un marito, un padre di famiglia che qualcuno stava piangendo. Intorno a lui medici e infermieri che poco prima avevano provato a salvargli la vita. Non ce l’avevano fatta. Accade. Ma c’era anche chi, nelle varie declinazioni dell’essere umano, non aveva avuto lo stesso slancio verso quel paziente e ne aveva approfittato per sfilare la fede nuziale dall’anulare sinistro del morto per mettersela in tasca. E andare in una gioielleria di Pisa per vendere quel cerchietto d’oro ricavando alcune decine di euro. Una sequenza che impasta dolore e indignazione quella che si è tradotta in un processo per furto aggravato a carico di Pietrina Meloni, di Pisa, all’epoca dei fatti addetta alle pulizie di una coop in servizio all’ospedale di Cisanello. “Avevo bisogno di soldi” disse ai poliziotti. Messa alle strette la donna aveva confessato aggiungendo che le dita delle mani del morto erano particolarmente gonfie, al punto che aveva dovuto faticare per sfilare l’anello. Un’indagine rapida che non si era fermata all’autrice materiale del furto. I poliziotti erano risaliti anche all’acquirente, il cui nome era stato fatto dall’imputata dopo la piena confessione accompagnata anche da un imbarazzato pentimento. Il commerciante confermò l’acquisto della fede ignaro della provenienza.