La “spartizione” delle salme da indirizzare alle pompe funebri private compiacenti non sempre avveniva in maniera pacifica. Molto spesso, infatti, negli spogliatoi delle camere mortuarie dell’ospedale San Martino di Genova, i necrofori litigavano tra di loro per chi dovesse agganciare i parenti dei defunti. È uno degli elementi raccolti dagli uomini della guardia di finanza, coordinati dal pubblico ministero Massimo Terrile, che indagano su un presunto giro di mazzette date dalle agenzie funebri private ai necrofori per accaparrarsi i funerali. Nei giorni scorsi, il magistrato ha iscritto nel registro degli indagati cinque persone: Fabio Agnetto e Carlo Antonaci, necrofori dipendenti di Amiu, l’azienda municipale dei servizi che gestisce anche l’obitorio, e Simone Giannelli, Carlo Siffredi e Francesco Pinna, dipendenti di alcune pompe funebri. Le accuse, a vario titolo, sono di corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio. Secondo gli inquirenti l’addetto alla camera mortuaria, saputo del decesso di un paziente o dell’arrivo di una salma all’obitorio, contattava il referente dell’agenzia funebre privata per avvisarlo. Poi, avvicinava i parenti del defunto e indirizzava di volta in volta da chi andare, il tutto in cambio di soldi.