Quando un nostro caro muore è subito pronta l’agenzia di pompe funebri che si fa avanti per fornire i propri servizi. Questo avviene soprattutto se il decesso avviene in ospedale. D’altra parte non a caso molte aziende di pompe funebri hanno la propria sede nelle vicinanze degli ospedali. Sin qui nulla di strano od illecito. Cosa diversa quando ad indirizzare i familiari è il necroforo della struttura sanitaria che suggerisce una determinata azienda specializzata nei funerali. Questa pratica è vietata dalle norme dell’ospedale e dal codice penale. Questa volta le indagini hanno riguardato un necroforo dell’ospedale Ceccarini di Riccione. Le indagini partono su segnalazione di un titolare di agenzia di pompe funebri il quale sospetta che vi sia una collaborazione tra un necroforo dell’ospedale ed il titolare di un’altra azienda di servizi funebri sua concorrente che in questo modo si accaparra la maggior parte dei funerali. Gli inquirenti a fronte della denuncia hanno ascoltato il personale che girava nell’ambiente della camera mortuaria, hanno installato delle cimici per registrare colloqui o ad altro. Alla fine di questo lavoro investigativo agli inquirenti è apparso uno scenario chiaro. Il titolare dell’agenzia di pompe funebri sospettato viene intercettato e filmato mentre si reca nell’ufficio del necroforo. Secondo gli inquirenti le telecamere registrano anche un passaggio di denaro ed altri favori al necroforo. Gli inquirenti interrogano anche i familiari delle persone decedute negli ultimi mesi all’Ospedale Ceccarini. Anche in questo caso sono arrivate conferme: il necroforo aveva sempre indicata un’unica impresa. A fronte di questa situazione il Gip Vinicio Cantarini ha disposto per il necroforo una sospensione dal lavoro di sei mesi (rischia anche il licenziamento dall’Ausl) e per il titolare dell’impresa di pompe funebri l’obbligo di firma tre volte alla settimana alla polizia giudiziaria. L’interrogatorio di garanzia è previsto per la prossima settimana.