Gli Homo sapiens, oltre 45.000 anni fa, valicarono le Alpi e si diffusero rapidamente in Europa, raggiungendo persino le Isole britanniche, interagendo a lungo con i Neanderthal. Questa scoperta emerge da tre nuovi studi condotti attraverso l’analisi di manufatti in pietra poco conosciuti e l’esame genetico di resti fossili. Un team di ricerca dell’Istituto Max Planck di antropologia evolutiva di Lipsia, Germania, ha guidato uno di questi studi, pubblicato sulla rivista “Nature”, mentre gli altri due, di cui uno guidato dalla scienziata italiana Sarah Pederzani dell’Università dello Utah negli Stati Uniti, sono stati pubblicati sulla rivista “Nature Ecology & Evolution”.
I risultati indicano una presenza diffusa di Homo sapiens in Europa, forse in gruppi limitati e in maniera frammentata, già oltre 45.000 anni fa, estendendosi fino all’Europa settentrionale, compresa la Germania, e raggiungendo le Isole britanniche. Eugenia D’Atanasio, del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha commentato che questi studi confermano la coesistenza prolungata tra Homo sapiens e Neanderthal in Europa, con possibili incontri sporadici tra le due specie che durarono migliaia di anni.
I tre studi hanno focalizzato l’attenzione su manufatti poco conosciuti, appartenenti al Lincombiano-Ranisiano-Jerzmanowiciano, rinvenuti in varie regioni europee, comprese alcune isole britanniche, che gli studiosi collegano agli Homo sapiens. Le analisi genetiche dei resti trovati in una grotta vicino a Ranis, in Germania, utilizzata tra 45.000 e 43.000 anni fa, hanno contribuito a confermare la presenza di Homo sapiens in ambienti estremamente freddi e difficili.
Lo studio guidato da Sarah Pederzani evidenzia la resilienza degli Homo sapiens di Ranis di fronte a condizioni climatiche avverse, sottolineando l’idea di una diversificata presenza umana in Europa già 45.000 anni fa. Queste nuove scoperte rafforzano l’immagine di un mosaico di popolazioni e culture umane distinte che hanno coesistito nel continente europeo in un passato remoto.