Uccideva con una P38, le prime volte per vendetta personale, poi forse per il solo piacere del sangue. Nessuno ha mai trovato una vera logica in quei 17 omicidi commessi quasi tutti in Liguria da Donato Bilancia tra il 1997 e il 1998 in meno di sette mesi. Ragione per cui anche i cronisti di nera lo definivano in vari modi, “serial killer dei treni”, ma uccideva anche sui marciapiedi, “mostro della Liguria”, ma talvolta sconfinava, “serial killer delle prostitute”, ma fra le sue vittime c’erano biscazzieri, cambiavalute, commercianti, metronotte. Una cosa è certa: Bilancia è stato uno dei più spietati criminali della storia d’Italia. Siamo qui a scriverne al passato perché da ieri non c’è più. È morto nel carcere Due Palazzi di Padova, dopo 22 anni di reclusione, per mano di un killer molto più seriale e invisibile di lui, contro il quale non avrebbe potuto nulla neppure la sua P38: il Covid.