Il giudice per le udienze preliminari ha rinviato a giudizio 41 persone, tra dipendenti dell’azienda ospedaliera e impresari di pompe funebri, al termine dell’inchiesta avviata su un giro di presunte tangenti pagate agli addetti all’obitorio di Padova. Uno degli operatori sanitari ha invece deciso di essere giudicato con rito abbreviato ed è stato condannato a due anni, pena sospesa. Le accuse vanno dalla corruzione alla truffa e alla frode. L’inchiesta riguarda le presunte mazzette che alcuni impresari di aziende di onoranze funebri padovane avrebbero pagato a operatori dell’azienda ospedaliera addetti alla vestizione e alla conservazione delle salme in obitorio a Padova. I reati sarebbero stati commessi tra il marzo del 2014 e il dicembre del 2015. Secondo le indagini eseguite dal primo gruppo di polizia giudiziaria della procura, i titolari delle pompe funebri pagavano in contanti mazzette da 30-40 euro agli operatori per avere un trattamento di favore sulla conservazione delle salme in custodia, senza pagare il ticket all’ospedale. La difesa di alcuni imprenditori punta sulla coercizione imposta da un ricatto. Per chi non accettava ci sarebbero state ritorsioni: la salma dell’onoranza funebre che non pagava veniva tenuta fuori dalle celle frigorifere anche per giorni, venendo presentata così alla famiglia in condizioni devastanti. Il dibattimento inizierà il prossimo autunno.