Salme smembrate e in parte nuovamente sepolte perché trovate non ancora completamente mineralizzate, resti umani non identificabili infilati nei sacchi della spazzatura e “parcheggiati” nel deposito cimiteriale, a volte mischiati con quelli di altri defunti, lapidi e arredi funebri riciclati e rivenduti a prezzi stracciati. Nove le condanne che mercoledì 4 luglio il tribunale collegiale di Pistoia ha comminato al termine del processo che vedeva sul banco degli imputati 12 fra operatori cimiteriali e imprenditori del settore, oltre a un ispettore del Comune (ex addetto ai controlli cimiteriali) e a un assistente della polizia municipale.