Arrivare a non avere mai più una Lady Asl o casi di camici bianchi che favoriscono l’una o l’altra casa farmaceutica, e non solo. Questo è l’intento della memoria di giunta, che recepisce per la prima volta in Italia, proprio nella Regione Lazio, una disposizione promossa dal ministero della Salute, dall’Anac e dall’Agenas, mirata al contrasto alla corruzione nelle aziende sanitarie. “Una novità assoluta” annuncia il governatore, Nicola Zingaretti. “Introduciamo infatti una dichiarazione pubblica di interessi rivolta ai professionisti dell’area sanitaria e amministrativa quale ulteriore strumento per prevenire e per contrastare i fenomeni di corruzione”. Tutti i medici che operano sul territorio regionale, a partire da oggi, dovranno dunque sottoscrivere una dichiarazione pubblica di interesse, nella quale si impegnano a rispettare determinate regole e a rendere pubbliche e accessibili quante più attività, nell’ottica della massima trasparenza in una Regione che da pochi mesi può vantare l’uscita dal commissariamento, causato negli anni precedenti anche da fenomeni di corruzione diffusa tra reparti e ambulatori. “Stiamo lavorando per aumentare il livello e gli anticorpi nel sistema nel suo complesso. Un lavoro di assoluta tutela della qualità delle iniziative messe in campo”. Le categorie su cui è maggiormente puntata l’attenzione sono le aree dei contratti pubblici, incarichi e nomine, gestione di entrate, spese e patrimonio, controlli, verifiche, ispezioni e sanzioni, ma anche l’attività libero professionale e le liste d’attesa, i rapporti contrattuali con privati accreditati, l’area farmaceutica e quella legata alle onoranze funebri per i decessi avvenuti in ambito ospedaliero. “L’obiettivo è dunque quello di individuare, attraverso una precisa mappatura dei processi, le aree che risultano potenzialmente esposte ai rischi corruttivi, aiutando i manager delle aziende a guidare al meglio le Asl e gli ospedali”.