I fatti risalgono al 21 aprile 2016, quando il corpo di un uomo di 90 anni è stato cremato al cimitero di Prima Porta a Roma per errore. Secondo quanto ricostruito successivamente si sarebbe trattato di uno scambio di bare all’interno dell’obitorio: gli operatori dell’Ama, l’azienda municipalizzata che si occupa anche dei servizi cimiteriali, quel giorno hanno compiuto un errore irreparabile, portando nel forno crematorio la salma sbagliata. Un episodio sconcertante, che all’epoca dei fatti Ama spiegava parlando di “una grave inadempienza delle procedure di controllo che ha fatto sì che venisse avviata a cremazione la salma errata“. Un errore umano, innescato da un caso di omonimia dei defunti: “Gli operai in servizio hanno controllato la tabella con il nome e cognome, senza verificare la data di nascita“. Ora i familiari dell’uomo, che avrebbe voluto essere inumato e non cremato, hanno chiesto all’azienda municipalizzata un risarcimento di 100.000 euro.