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La toga rossa e il picchetto d’onore: l’ultimo saluto a Francesco Saverio Borrelli. Di Pietro commosso.

La toga rossa poggiata sulla bara, rose bianche e il picchetto d’onore. E un lunghissimo applauso all’uscita del feretro dallo scalone principale di corso di Porta Vittoria.
Questa mattina è stata aperta dalle 9.30 alle 12 la camera ardente di Francesco Saverio Borrelli a Palazzo di Giustizia a Milano. Lo storico procuratore capo – l’uomo che guidò negli anni Novanta il pool di Mani Pulite – è morto sabato all’età di 89 anni nell’hospice dell’Istituto dei Tumori dove era ricoverato da alcune settimane.
Tra i primi a rendere omaggio a Borrelli, il presidente dell’Anm Luca Poniz, Piercamillo Davigo, Edmondo Bruti Liberati, Gherardo Colombo, Mario Monti e Livia Pomodoro, il procuratore generale Roberto Alfonso. Arrivato anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il sindaco di Milano Beppe Sala con la fascia tricolore e l’ex sindaco Giuliano Pisapia.
E Antonio Di Pietro, uno dei suoi sostituti nel pool di Mani Pulite, dopo il silenzio di questi giorni è arrivato in tribunale a Milano: ha salutato Greco e Colombo e, visibilmente commosso, ha indossato la toga (che si è fatto prestare) per il picchetto d’onore. In tanti hanno poi seguito anche i funerali, nella chiesa di Santa Croce: “Francesco Saverio Borrelli sognava un’Italia lontana dal malaffare, pulita e bella, è stato un uomo che ha speso la sua vita per il bene comune, per l’onestà, per la giustizia” e per “la lotta alla corruzione”, è un passaggio dell’omelia di don Livio Zaupa. Ai funerali c’era anche Sergio Cusani, imputato ‘simbolo’ di Mani Pulite.

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