«Il mare nei suoi occhi, il Vesuvio nel suo cuore», così padre Giovanni Paolo Bianco, il giovane parroco di Santa Chiara, ha voluto descrivere Luciano De Crescenzo nel giorno dei suoi funerali. Gremita la basilica gotica nel cuore del centro antico di Napoli, strapiena di napoletani che hanno voluto tributare l’ultimo saluto a un partenopeo vero, autentico, capace di raccontare una città fiabesca, colma di valori e di umanità, definita addirittura «L’ultima speranza dell’umanità».
La salma dell’ingegnere filosofo che amava Napoli è arrivata da Roma alle 10.45, accolta da un fragoroso applauso. In chiesa la commozione dei tanti napoletani era alle stelle: come se fosse morto un parente, un amico, una persona di casa. La bontà, la semplicità, l’ironia e il merito di aver avvicinato generazioni alla cultura sono le caratteristiche principali che in tanti hanno riconosciuto nella figura dell’ingegnere-filosofo.
Diversi gli amici di una vita, seduti nelle prime panche accanto alla figlia di De Crescenzo, Paola: Renzo Arbore, Marisa Laurito, Marina Confalone, Benedetto Casillo, Geppy Gleijeses, Domenico De Masi, il suo agente Vincenzo D’Elia, solo per citarne alcuni. Tra le istituzioni, presenti il governatore campano Vincenzo De Luca e l’assessore alla Cultura del Comune di Napoli Nino Daniele, delegato dal sindaco de Magistris che era Palermo per la commemorazione di Paolo Borsellino. Poco più indietro ecco Antonio Bassolino, l’ex sindaco di Napoli. Tanti anche i turisti che intendevano dare l’ultimo saluto al celebre professor Bellavista, morto giovedì scorso a Roma a 90 anni.