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Varese. Funerali di Stato per Zamberletti.

È stato il padre della Protezione Civile e tutto il Dipartimento gli ha dato l’ultimo saluto, dal suo capo Angelo Borrelli a decine di volontari arrivati da tutta Italia. I funerali di Giuseppe Zamberletti sono stati un grande omaggio a un uomo che ha saputo cambiare la gestione delle emergenze in Italia; e per questo il nome della Protezione Civile si leggeva ovunque, dalla bandiera appoggiata sul feretro alla fotografia posta di fianco all’altare, nella basilica di San Vittore a Varese. Sono stati funerali di Stato quelli celebrati dall’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha voluto ringraziare “un uomo che ha fatto tanto per questo Paese“. Commissario straordinario in occasione del terremoto nel Friuli del 1976 e poi di quello in Campania e Basilicata del 1980 e ministro per il coordinamento della Protezione Civile nel 1981, Zamberletti è stato “il nostro nobile padre fondatore e la nostra guida per oltre 40 anni“, come ha sottolineato Borrelli che ha preso la parola al termine della funzione, ricordando anche qual era la situazione in Italia in quegli anni: “Era qui a Varese quando seppe di esser stato nominato commissario in Irpinia. Andò subito a Genova per prendere un volo per Napoli, ma gli venne detto che l’aereo era pieno e di mettersi in lista d’attesa. Questo era il nostro Paese“. Proprio dall’Irpinia e dal Friuli, ma anche dall’Emilia e dalla Toscana, sono arrivati volontari e rappresentanti delle istituzioni per rendere omaggio a “un uomo che si è curato delle ferite dell’umanità“, come ha detto monsignor Delpini in un passaggio dell’omelia. “Peppino”, come veniva chiamato dai suoi amici, o “Zorro”, il suo soprannome invece tra i radioamatori, è stato infatti un uomo che “ha sofferto” come ha ricordato l’arcivescovo di Milano, ma poi ha dato vita “a un sistema di cura per le disgrazie nazionali“, a “un modello organizzativo di alta qualità e di ideali affascinanti“. Ha sofferto anche la scomparsa a soli 14 anni del fratello minore Domenichino, che ora ha raggiunto nella tomba di famiglia al cimitero del Sacro Monte. Lì è nato e cresciuto, lì i suoi genitori avevano un albergo. “Sono un sacromontino” era la frase che ripeteva spesso. Ma non sarà ricordato solo a Varese, perché il suo modello organizzativo è ora “di esempio per l’Unione Europea e noi tutti porteremo avanti la sua eredità e il suo insegnamento“, come ha assicurato il capo della Protezione Civile. Che sabato ha perso il suo primo padre.

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