Hanno dato l’ultimo saluto ai loro fratelli musulmani, celebrando per loro un funerale degno di tale nome, a che potessero godere, almeno da morti, della dignità mancata in vita. A Casa Sankara, a San Severo, si sono celebrate le esequie di due dei sedici braccianti stranieri morti sulle strade di Capitanata nella mattanza d’agosto. Due ieri, un marocchino ed un gambiano; tre giovedì prossimo, altri tre gambiani. Non tutti e sedici. Quelli che a Casa Sankara avevano dei parenti. Nell’azienda agricola regionale gestita dall’associazione Casa Sankara – Ghetto out, primo esperimento di uscita dal ghetto con inserimento in una realtà autogestita da africani, vivono infatti numerosi gambiani. E diversi sarebbero coloro che con i ragazzi morti sulle strade foggiane avevano rapporti familiari. “Dall’estero sono giunti anche altri parenti” fa sapere Mbaye Ndiaye, ospitati in vista delle esequie. Il rito, rigorosamente musulmano, è stato officiato dall’imam della Moschea sorta in quella realtà. Un ultimo atto di umanità, un ultimo saluto prima della partenza, prima del ritorno a casa. Giovedì verranno salutati altri tre africani. Per l’ultima volta. Dei rimpatri si è fatta carico la Regione Puglia.