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“Oliver Twist”. Una storia triste, ma molto intensa.

La storia dell’orfanello protagonista del secondo romanzo di Charles Dickens pubblicato nel 1837 ha ispirato anche altri registi prima di Roman Polansky nel 2005: David Lean aveva diretto nel 1948 Le avventure di Oliver Twist mentre nel 1968 Carol Reed ne aveva tratto un musical. Si racconta che Polansky si sia avvicinato a questo libro per ragazzi dopo Il Pianista perché desideroso di fare un film che piacesse ai suoi bambini.
La vicenda è ambientata in Inghilterra nel periodo della seconda rivoluzione industriale. Il piccolo Oliver Twist, che ha perduto entrambi i genitori, vive una condizione infelice insieme a tanti altri ragazzini come lui, in un orfanatrofio diretto dal perfido mister Bumble dove è maltrattato e sfruttato. Una sera Oliver, eletto rappresentante dei ragazzi, si fa avanti a nome di tutti per chiedere una razione in più di cibo. Per tutta risposta viene picchiato dal Consiglio e offerto come apprendista a chiunque lo avesse preso. Dopo essere sfuggito alla pericolosa bottega di uno spazzacamino, dove tanti bimbi erano morti asfissiati, comincia a lavorare presso l’impresario di pompe funebri, Sowerberry. Ma la qualità della sua vita non migliora ed è costretto a scappare a Londra dove viene reclutato in una banda di ladruncoli con a capo un altro essere abominevole, Fagin. Oliver viene arrestato durante una rapina fallita ai danni di un signore benestante, mister Brownlow, che coglie l’innocenza del ragazzo e dopo che è stato scagionato, lo accoglie nella sua casa per educarlo. Ma i problemi non sono finiti perché Fagin cerca di riacciuffare Oliver in ogni modo …

 

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